Il compito della congregazione generale, oltre all’elezione del generale, è quello di preparare gli orientamenti che la Compagnia di Gesù prenderà nei prossimi anni. Un gruppo eterogeneo composto da più di duecento persone, come può riflettere insieme per arrivare a prendere una decisone comune?
Ogni argomento specifico viene affrontato a diversi livelli.
Innanzitutto il livello personale. Viene garantito un tempo personale perché ciascun delegato possa pregare e riflettere sul tema. Ciascuno ha la possibilità di mettere a fuoco qual è la sua posizione personale, il suo pensiero e il suo sentire interiore. I delegati possono anche confrontarsi liberamente gli uni con gli altri in scambi informali dove le varie diversità in gioco aiutano ad allargare l’orizzonte personale e a considerare l’argomento da altri punti di vista o a cogliere nuove sfumature.
Poi, l’incontro nei sottogruppi, che possono essere misti, linguistici o per assistenza/conferenza. Il piccolo gruppo permette di esporsi facilmente favorendo la condivisione su diversi livelli, intellettuale, emotivo, spirituale. Pian piano, ascoltandosi gli uni gli altri, si formano opinioni, si crea consenso attorno a certe istanze, se ne lasciano cadere altre che prima sembravano rilevanti.
Infine la discussione nell’aula, dove il confronto con l’intera assemblea diventa l’occasione per collocare la propria posizione e riconoscere che cosa davvero sta a cuore all’intero corpo della Compagnia. Come in un setaccio, le proprie idee si incontrano e si scontrano con quelle degli altri, plasmandosi e modificandosi per purificarsi sempre più da interessi personali, anche non voluti, e diventare ricerca onesta e trasparente del bene comune.
Per raggiungere livello di comunicazione, la tradizione ignaziana prevede una modalità di dialogo particolare: la conversazione spirituale. Non si tratta (necessariamente) una discussione su questioni spirituali, è piuttosto una modalità di interazione basata sul numero 22 degli esercizi spirituali di Ignazio:
Per maggiore aiuto e vantaggio, sia di chi propone sia di chi fa gli esercizi spirituali, è da presupporre che un buon cristiano deve essere propenso a difendere piuttosto che a condannare l’affermazione di un altro. Se non può difenderla, cerchi di chiarire in che senso l’altro la intende; se la intende in modo erroneo, lo corregga benevolmente; se questo non basta, impieghi tutti i mezzi opportuni perché la intenda correttamente, e così possa salvarsi.
Il “presupposto”, come viene chiamato, chiede che ci si metta in una condizione di ascolto profondo e serio dell’altro, cecando di comprendere che cosa, con le sue parole e con il suo atteggiamento complessivo stia cercando di comunicare. E’ un ascolto intenzionale e non giudicante che cerca di cogliere fino in fondo la verità che l’altro sta comunicando.
D’altra parte, quando si parla di un dato argomento, è richiesta una libertà di spirito (l’indifferenza ignaziana) e lo sforzo di uscire da sé stessi e dal proprio interesse personale per cercare di considerare il bene dell’intero gruppo. Mettersi davanti al Signore nel considerare una questione, anche non esplicitamente spirituale, aiuta a liberarsi da quelle precomprensioni, pregiudizi o ideologie che spesso agiscono anche inconsapevolmente nel nostro modo di ragionare. Ci vuole silenzio e concentrazione, ma soprattutto il desiderio di servire il bene comune.
La conversazione spirituale è un processo basato sulla fiducia reciproca che coinvolge, oltre la relazione con l’altro, anche la dimensione spirituale e la sfera personale. Naturalmente, nel mettere in pratica questo tipo di comunicazione non mancano le difficoltà, soprattutto legate alla comprensione reciproca. Talvolta è difficile raggiungere l’intesa, soprattutto quando si generano fraintendimenti o ambiguità intorno al modo di concepire alcune categorie. Eppure, quando si percepisce l’intenzionalità buona dell’altro e ci si ritrova solidali nella fatica a sintonizzarsi, succede qualcosa di straordinario: il gruppo entra in una condizione per cui diventa capace di riconoscere in modo nitido dove lo Spirito Santo vuole condurlo. E il segno per cui tutti si rendono conto di quello che sta succedendo è la consolazione che riempie il cuore di ciascuno.