{"id":5909,"date":"2016-10-24T15:39:12","date_gmt":"2016-10-24T13:39:12","guid":{"rendered":"http:\/\/gc36.test\/it\/?p=5909"},"modified":"2016-10-24T15:43:28","modified_gmt":"2016-10-24T13:43:28","slug":"discorso-di-papa-francesco-alla-congregazione-generale-36","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/gc36.test\/it\/discorso-di-papa-francesco-alla-congregazione-generale-36\/","title":{"rendered":"Discorso di papa Francesco alla Congregazione Generale 36"},"content":{"rendered":"

Aula della Congregazione, 24 ottobre 2016<\/p>\n

Cari fratelli e amici nel Signore,
\nmentre pregavo pensando a che cosa vi avrei detto, mi sono ricordato con particolare
\nemozione le parole finali che ci disse il Beato Paolo VI alla conclusione della nostra XXXII
\nCongregazione Generale: \u00abCosi\u0300, cosi\u0300, fratelli e figli. Avanti, in Nomine Domini. Camminiamo
\ninsieme, liberi, obbedienti, uniti nell\u2019amore di Cristo, per la maggior gloria di Dio\u00bb.
\nAnche San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI ci hanno incoraggiato a \u00abcamminare in
\nuna maniera degna della vocazione alla quale siamo stati chiamati (Ef 4,1)\u00bb\u00a0e a \u00abcontinuare
\nnel cammino di questa missione, in piena fedelt\u00e0 al vostro carisma originario, nel contesto
\necclesiale e sociale che caratterizza questo inizio di millennio. Come pi\u00f9 volte vi hanno detto i
\nmiei Predecessori, la Chiesa ha bisogno di voi, conta su di voi, e continua a rivolgersi a voi con
\nfiducia, in particolare per raggiungere quei luoghi fisici e spirituali dove altri non arrivano o
\nhanno difficolt\u00e0 ad arrivare\u00bb.
\nCamminare insieme \u2013 liberi e obbedienti \u2013 camminare andando alle periferie dove gli
\naltri non arrivano, \u00absotto lo sguardo di Ges\u00f9 e guardando l\u2019orizzonte, che \u00e8 la Gloria di Dio
\nsempre maggiore, che ci sorprende senza sosta\u00bb. Il gesuita \u00e8 chiamato a \u00abpensare \u2013 come
\nafferma Sant\u2019Ignazio \u2013 e vivere in qualsiasi parte del mondo dove \u00e8 pi\u00f9 necessario il servizio
\ndi Dio e l\u2019aiuto alle anime\u00bb (Co 304). Il fatto \u00e8 che \u00abper la Compagnia, tutto il mondo
\ndev\u2019essere casa sua\u00bb, diceva Nadal.
\nIgnazio scriveva a Borgia a proposito di una critica dei gesuiti chiamati \u201cangelici\u201d
\n(Oviedo e Onfroy), perch\u00e9 dicevano che la Compagnia non era ben istituita e che bisognava
\nistituirla di pi\u00f9 nello spirito: Lo spirito che li guida \u2013 diceva Ignazio \u2013 \u00abignora lo stato delle
\ncose della Compagnia, che sono in fieri, eccetto il necessario (e) sostanziale\u00bb. Mi piace molto
\nquesto modo di Ignazio vedere le cose nel loro divenire, nel loro farsi, eccetto il sostanziale.
\nPerch\u00e9 toglie la Compagnia da tutte le paralisi e la libera da tante velleit\u00e0.
\nLa Formula dell\u2019Istituto \u00e8 il \u201cnecessario e sostanziale\u201d che tutti i giorni dobbiamo avere
\ndavanti agli occhi, dopo aver diretto lo sguardo a Dio nostro Signore: \u201cIl modo d\u2019esser\u00a0dell\u2019Istituto, che \u00e8 cammino verso di Lui\u201d. Lo \u00e8 stato per i primi compagni i quali hanno
\nprevisto lo fosse \u201cper quelli che ci seguiranno in questo percorso\u201d. In tal modo, tanto la
\npovert\u00e0 quanto l\u2019obbedienza o il fatto di non essere obbligati a determinate cose come la
\npreghiera in coro, non sono n\u00e9 esigenze n\u00e9 privilegi, ma aiuti fatti alla mobilit\u00e0 della
\nCompagnia, all\u2019essere disponibili \u00aba correre nella via di Cristo Nostro Signore\u00bb (Co 582)
\ndisponendo, grazie al voto di obbedienza al Papa, di una \u00abpi\u00f9 sicura direzione dello Spirito
\nSanto\u00bb (Formula Istituto 3). Nella Formula vi \u00e8 l\u2019intuizione di Ignazio, e la sua sostanzialit\u00e0 \u00e8
\nci\u00f2 che permette che le Costituzioni insistano sul tenere sempre in conto \u00abi luoghi, i tempi e le
\npersone\u00bb e che tutte le regole siano d\u2019aiuto \u2013 tanto quanto \u2013 per cose concrete.
\nIl camminare, per Ignazio, non \u00e8 un mero andare vagando, ma si traduce in qualcosa di
\nqualitativo: \u00e8 \u201cprofitto\u201d e progresso, \u00e8 andare avanti, \u00e8 fare qualcosa in favore degli altri. Cos\u00ec
\nlo esprimono le due Formule dell\u2019Istituto approvate da Paolo III (1540) e da Giulio III (1550)
\nquando incentrano l\u2019occupazione della Compagnia sulla fede \u2013 sulla sua difesa e la sua
\npropagazione \u2013 e sulla vita e la dottrina delle persone. Qui Ignazio e i primi compagni usano la
\nparola giovamento (ad profectum7, cfr Fil 1,12.25), che \u00e8 quella che d\u00e0 il criterio pratico di
\ndiscernimento proprio della nostra spiritualit\u00e0.
\nIl giovamento non \u00e8 individualistico, \u00e8 comune. \u00abIl fine di questa Compagnia non \u00e8 solo
\nquello di occuparsi della salvezza e della perfezione delle anime dei suoi membri mediante la
\ngrazia divina, ma con la stessa grazia fare in modo di aiutare intensamente alla salvezza e
\nperfezione delle anime del prossimo\u00bb (Ex 1, 2). E se da qualche lato si inclinava la bilancia nel
\ncuore di Ignazio, era verso l\u2019aiuto al prossimo, tanto \u00e8 vero che si arrabbiava se gli dicevano
\nche la ragione per cui uno si sarebbe fermato nella Compagnia era \u00abperch\u00e9 in tal modo
\navrebbe salvato la sua anima. Ignazio non voleva gente che, essendo buona a proprio
\nvantaggio, non si sarebbe trovata nella disposizione di servire il prossimo\u00bb (Aicardo I punto
\n10 pag. 41).
\nIl giovamento \u00e8 in ogni cosa. La formula di Ignazio esprime una tensione: \u201cnon
\nsolamente\u2026 ma\u2026\u201d; e questo schema mentale di unire tensioni \u2013 la salvezza e perfezione
\npropria e la salvezza e la perfezione del prossimo \u2013 a partire dall\u2019ambito superiore della
\nGrazia, \u00e8 proprio della Compagnia. L\u2019armonizzazione di questa e di tutte le tensioni
\n(contemplazione e azione, fede e giustizia, carisma e istituzione, comunit\u00e0 e missione\u2026) non si
\nd\u00e0 mediante formulazioni astratte, ma si ottiene nel corso del tempo mediante quello che
\nFabro chiamava \u00abil nostro modo di procedere\u00bb. Camminando e \u201cprogredendo\u201d nella sequela
\ndel Signore, la Compagnia va armonizzando le tensioni che inevitabilmente la diversit\u00e0 di
\npersone che convoca e le missioni che riceve contengono e producono.
\nIl giovamento non \u00e8 elitario. Nella Formula Ignazio procede descrivendo i mezzi per un
\ngiovamento pi\u00f9 universale, che sono propriamente sacerdotali. Per\u00f2 notiamo che le opere di
\nmisericordia si danno per scontate. La Formula dice: \u00absenza che ci\u00f2 sia di ostacolo\u00bb alla
\nmisericordia! Le opere di misericordia \u2013 la cura dei malati negli ospedali, l\u2019elemosina
\nmendicata e distribuita, l\u2019insegnamento ai piccoli, il sopportare pazientemente le molestie\u2026 \u2013
\nerano l\u2019ambiente vitale in cui Ignazio e i primi compagni si muovevano ed esistevano, il loro
\npane quotidiano. Stavano attenti che tutto il resto non fosse di ostacolo!
\nInfine, tale giovamento \u00e8 \u201cquello che maggiormente ci fa bene\u201d. Si tratta del \u201cmagis\u201d, di
\nquel plus che porta Ignazio ad iniziare processi, ad accompagnarli e a valutare la loro reale
\nincidenza nella vita delle persone, in materia di fede, o di giustizia, o di misericordia e carit\u00e0. Il
\nmagis \u00e8 il fuoco, il fervore dell\u2019azione, che scuote gli assonnati. I nostri santi lo hanno sempre
\nincarnato. Dicevano di sant\u2019Alberto Hurtado che era \u201cun dardo acuto che si conficca nella
\ncarne addormentata della Chiesa\u201d. E questo contro quella tentazione che Paolo VI chiamava
\n\u201cspiritus vertiginis\u201d e De Lubac, \u201cmondanit\u00e0 spirituale\u201d. Tentazione che non \u00e8, in primo luogo,
\nmorale ma spirituale e che ci distrae dall\u2019essenziale: che \u00e8 essere di giovamento, lasciare
\nun\u2019impronta, incidere nella storia, specialmente nella vita dei pi\u00f9 piccoli.
\n\u00abLa Compagnia \u00e8 fervore\u00bb, affermava Nadal9. Per ravvivare il fervore nella missione di
\ngiovare alle persone nella loro vita e nella dottrina, desidero concretizzare queste riflessioni
\nin tre punti che, dal momento che la Compagnia si trova nei luoghi di missione nei quali deve
\ntrovarsi, fanno particolarmente bene al nostro modo di procedere. Hanno a che fare con la
\ngioia, con la Croce e con la Chiesa, nostra Madre, e hanno l\u2019obiettivo di fare un passo avanti,
\ntogliendo gli impedimenti che il nemico di natura umana ci pone quando, nel servizio di Dio,
\nandiamo salendo di bene in meglio.
\n1. Chiedere insistentemente la consolazione<\/strong>
\nSi pu\u00f2 sempre fare un passo avanti nel chiedere insistentemente la consolazione. Nelle
\ndue Esortazioni Apostoliche [Evangelii gaudium e Amoris laetitia] e nell\u2019Enciclica Laudato si\u2019
\nho voluto insistere sulla gioia. Ignazio, negli Esercizi fa contemplare ai suoi amici \u00abil compito
\ndi consolare\u00bb, come specifico di Cristo Risorto (ES 224). E\u2019 compito proprio della Compagnia
\nconsolare il popolo fedele e aiutare con il discernimento affinch\u00e9 il nemico della natura umana
\nnon ci sottragga la gioia: la gioia di evangelizzare, la gioia della famiglia, la gioia della Chiesa,
\nla gioia del creato\u2026 Che non ce la rubi n\u00e9 per scoraggiamento di fronte alla grandezza dei mali
\ndel mondo e ai malintesi tra coloro che si propongono di fare il bene, n\u00e9 che ce la rimpiazzi
\ncon le gioie fatue che sono sempre a portata di mano in qualsiasi negozio.
\nQuesto \u201cservizio della gioia e della consolazione spirituale\u201d \u00e8 radicato nella preghiera.
\nConsiste nell\u2019incoraggiarci e incoraggiare tutti a \u00abchiedere insistentemente la consolazione a
\nDio\u00bb. Ignazio lo formula in modo negativo nella 6\u00aa regola della prima settimana, quando
\nafferma che \u00abgiova molto cambiare intensamente s\u00e9 stessi contro la stessa desolazione\u00bb
\ninsistendo nella preghiera (ES 319). Giova perch\u00e9 nella desolazione ci accorgiamo di quanto
\npoco valiamo senza quella grazia e consolazione (cfr ES 324). Praticare e insegnare questa
\npreghiera di chiedere e supplicare la consolazione \u00e8 il principale servizio alla gioia. Se
\nqualcuno non si ritiene degno (cosa molto comune nella pratica), almeno insista nel chiedere
\nquesta consolazione per amore al messaggio, dal momento che la gioia \u00e8 costitutiva del
\nmessaggio evangelico, e la chieda anche per amore agli altri, alla sua famiglia e al mondo. Una
\nbuona notizia non si pu\u00f2 dare con il volto triste. La gioia non \u00e8 un \u201cdi pi\u00f9\u201d decorativo, \u00e8 chiaro
\nindice della grazia: indica che l\u2019amore \u00e8 attivo, operante, presente. Perci\u00f2 il cercarla non va
\nconfuso con il cercare \u201cun effetto speciale\u201d, che la nostra epoca sa produrre per esigenze di
\nconsumo, bens\u00ec la si cerca nel suo indice esistenziale che \u00e8 la \u201cpermanenza\u201d: Ignazio apre gli
\nocchi e si sveglia al discernimento degli spiriti scoprendo questo diverso valore tra gioie
\ndurature e gioie passeggere (Autobiog 8). Il tempo sar\u00e0 l\u2019elemento che gli offre la chiave per
\nriconoscere l\u2019azione dello Spirito.
\nNegli Esercizi, il \u201cprogresso\u201d nella vita spirituale si d\u00e0 nella consolazione: \u00e8 l\u2019andare
\nprocedendo di bene in meglio (cfr ES 315) e anche \u00abogni aumento di speranza, fede, e carit\u00e0, e
\nogni gioia interiore\u00bb (ES 316). Questo servizio della gioia fu quello che condusse i primi
\ncompagni a decidere di non sciogliere ma costituire la compagnia che si offrivano e
\ncondividevano spontaneamente e la cui caratteristica era la gioia che dava loro il pregare
\ninsieme, l\u2019uscire in missione insieme e il tornare a riunirsi, ad imitazione della vita che
\nconducevano il Signore e i suoi Apostoli. Questa gioia dell\u2019annuncio esplicito del Vangelo \u2013
\nmediante la predicazione della fede e la pratica della giustizia e della misericordia \u2013 \u00e8 ci\u00f2 che
\nporta la Compagnia ad uscire verso tutte le periferie. Il gesuita \u00e8 un servitore della gioia del
\nVangelo, sia quando lavora \u201cartigianalmente\u201d conversando e dando gli esercizi spirituali a una
\nsola persona, aiutandola a incontrare quel \u00abluogo interiore da dove gli viene la forza dello
\nSpirito che lo guida, lo libera e lo rinnova\u00bb, sia quando lavora in maniera strutturata
\norganizzando opere di formazione, di misericordia, di riflessione, che sono prolungamento
\nistituzionale di quel punto di inflessione in cui si d\u00e0 il superamento della propria volont\u00e0 ed
\nentra in azione lo Spirito. Bene affermava M. De Certeau: gli Esercizi sono \u00abil metodo
\napostolico per eccellenza\u00bb, poich\u00e9 rendono possibile \u00abil ritorno al cuore, al principio di una
\ndocilit\u00e0 allo Spirito, che risveglia e spinge chi compie gli esercizi a una fedelt\u00e0 personale a
\nDio\u00bb.
\n2. Lasciarci commuovere dal Signore posto in Croce<\/strong>
\nSi pu\u00f2 sempre fare un passo in pi\u00f9 nel lasciarci commuovere dal Signore posto in croce,
\nda Lui in persona e da Lui presente in tanti nostri fratelli che soffrono \u2013 la grande
\nmaggioranza dell\u2019umanit\u00e0! Il Padre Arrupe diceva che dove c\u2019\u00e8 un dolore, l\u00e0 c\u2019\u00e8 la Compagnia.
\nIl Giubileo della Misericordia \u00e8 un tempo propizio per riflettere sui servizi della
\nmisericordia. Lo dico al plurale perch\u00e9 la misericordia non \u00e8 una parola astratta ma uno stile
\ndi vita, che antepone alla parola i gesti concreti che toccano la carne del prossimo e si
\nistituzionalizzano in opere di misericordia. Per noi che facciamo gli Esercizi, questa grazia
\nmediante la quale Ges\u00f9 ci comanda di assomigliare al Padre (cfr Lc 6,36) inizia con quel
\ncolloquio di misericordia che \u00e8 il prolungamento del colloquio con il Signore crocifisso a causa
\ndei miei peccati. Tutto il secondo esercizio \u00e8 un colloquio pieno di sentimenti di vergogna,
\nconfusione, dolore e lacrime di gratitudine vedendo chi sono io \u2013 facendomi piccolo \u2013 e chi \u00e8
\nDio \u2013 magnificandolo \u2013 lui \u00abche mi ha conservato in vita fino ad ora\u00bb (ES 61), chi \u00e8 Ges\u00f9,
\nappeso alla croce per me. Il modo in cui Ignazio vive e formula la sua esperienza della
\nmisericordia \u00e8 di grande giovamento personale e apostolico e richiede un\u2019acuta ed elevata
\nesperienza di discernimento. Diceva il nostro padre a [san Francesco] Borgia: \u00abQuanto a me,
\nmi persuado che prima e dopo sono tutto un impedimento; e di ci\u00f2 sento una pi\u00f9 grande
\ncontentezza e gioia spirituale nel Signore nostro, per il fatto di non potere attribuire a me cosa
\nalcuna che appaia buona\u00bb. Ignazio vive dunque della pura misericordia di Dio fin nelle cose
\npi\u00f9 piccole della sua vita e della sua persona. E sentiva che quanto pi\u00f9 impedimento egli
\nponeva, con tanta maggior bont\u00e0 lo trattava il Signore: \u00abTanta era la misericordia del Signore,
\ne tanta la copia della soavit\u00e0 e dolcezza della grazia sua con esso lui, che quanto egli pi\u00f9
\ndesiderava d\u2019essere in questo modo gastigato, tanto pi\u00f9 benigno era Iddio e con abbondanza
\nmaggiore spargeva sopra di lui i tesori della sua infinita liberalit\u00e0. Laonde diceva, che egli
\ncredeva no vi essere nel mondo uomo, in cui queste due cose insieme, tanto come in lui,
\nconcorressero; la prima mancare tanto a Dio e l\u2019altra il ricevere tante e cos\u00ec continue grazie
\ndalla sua mano\u00bb.
\nIgnazio, nel formulare la sua esperienza della misericordia in questi termini
\ncomparativi \u2013 quanto pi\u00f9 sentiva di far torto al Signore, tanto pi\u00f9 il Signore abbondava nel
\ndargli la sua grazia \u2013 libera la forza vivificante della misericordia che noi molte volte diluiamo
\ncon formulazioni astratte e condizioni legalistiche. Il Signore, che ci guarda con misericordia e
\nci sceglie, ci invia per far giungere con tutta la sua efficacia la stessa misericordia ai pi\u00f9 poveri,
\nai peccatori, agli scartati e ai crocifissi del mondo attuale che soffrono l\u2019ingiustizia e la
\nviolenza. Solo se sperimentiamo questa forza risanatrice nel vivo delle nostre stesse piaghe,\u00a0come persone e come corpo [comunit\u00e0], perderemo la paura di lasciarci commuovere
\ndall\u2019immensit\u00e0 della sofferenza dei nostri fratelli e ci lanceremo a camminare pazientemente
\ncon la nostra gente, imparando da essa il modo migliore di aiutarla e servirla (cfr CG 32 d 4 n
\n50).
\n3. Fare il bene di buon animo, sentendo con la Chiesa<\/strong>
\nSi pu\u00f2 sempre fare un passo avanti nel compiere il bene di buon animo, sentendo con la
\nChiesa, come dice Ignazio. \u00c8 anche proprio della Compagnia il servizio del discernimento del
\nmodo in cui facciamo le cose. Fabro lo formulava chiedendo la grazia che \u00abtutto il bene che si
\npossa realizzare, pensare od organizzare, si faccia con buon spirito e non con quello cattivo\u00bb.
\nQuesta grazia di discernere che non basta pensare, fare o organizzare il bene, ma bisogna
\ncompierlo con buon spirito, \u00e8 quello che ci radica nella Chiesa, nella quale lo Spirito agisce e
\ndistribuisce la diversit\u00e0 dei suoi carismi per il bene comune. Fabro diceva che in molte cose
\ncoloro i quali volevano riformare la Chiesa avevano ragione, per\u00f2 Dio non voleva correggerla
\ncon i loro metodi.
\nE\u2019 proprio della Compagnia fare le cose sentendo con la Chiesa. Fare questo senza
\nperdere la pace e con gioia, considerati i peccati che vediamo sia in noi come persone sia nelle
\nstrutture che abbiamo creato, implica portare la Croce, sperimentare la povert\u00e0 e le
\numiliazioni, ambito in cui Ignazio ci incoraggia a scegliere tra sopportarle pazientemente o
\ndesiderarle15. L\u00ec dove la contraddizione era pi\u00f9 flagrante, Ignazio dava l\u2019esempio di
\nraccogliersi in s\u00e9 stesso, prima di parlare o agire, per operare di buon animo. Le regole sentire
\ncon la Chiesa non le leggiamo come istruzioni precise su punti controversi (qualcuno
\npotrebbe risultare estemporaneo), ma come esempi dove Ignazio invitava nel suo tempo ad
\n\u201cagire contro\u201d lo spirito antiecclesiale, inclinandosi totalmente e decisamente dal lato della
\nnostra Madre, la Chiesa, non per giustificare una posizione discutibile, ma per aprire uno
\nspazio in cui lo Spirito avrebbe potuto agire a suo tempo.
\nIl servizio del buon animo e del discernimento ci fa essere uomini di Chiesa \u2013 non
\nclericali, ma ecclesiali \u2013 uomini \u201cper gli altri\u201d, senza alcuna cosa propria che isoli ma mettendo
\nin comunione e al servizio tutto ci\u00f2 che abbiamo.
\nNon camminiamo n\u00e9 da soli n\u00e9 comodi, camminiamo con \u00abun cuore che non si
\naccomoda, che non si chiude in s\u00e9 stesso, ma che batte al ritmo di un cammino che si realizza
\ninsieme a tutto il popolo fedele di Dio\u00bb. Camminiamo facendoci tutto a tutti cercando di
\naiutare qualcuno.
\nQuesta spogliazione fa s\u00ec che la Compagnia abbia e possa sempre avere il volto,
\nl\u2019accento e il modo di essere di tutti i popoli, di ogni cultura, inserendosi in tutti, nello
\nspecifico del cuore di ogni popolo, per fare l\u00ec Chiesa con ognuno di essi, inculturando il
\nVangelo ed evangelizzando ogni cultura.
\nChiediamo alla Madonna della Strada, in un colloquio filiale o come quello di un servo
\ncon la sua Signora, che interceda per noi davanti al \u00abPadre misericordioso e Dio di ogni
\nconsolazione\u00bb (2 Cor 1,3), perch\u00e9 ci ponga sempre nuovamente insieme a suo Figlio, a Ges\u00f9,
\nche prende e ci invita a prendere insieme a Lui la croce del mondo. AffidiamoLe il nostro
\n\u201cmodo di procedere\u201d, perch\u00e9 sia ecclesiale, inculturato, povero, servizievole, libero da ogni
\nambizione mondana. Chiediamo a nostra Madre che guidi e accompagni ciascun gesuita
\ninsieme alla porzione del popolo fedele di Dio a cui \u00e8 stato inviato, su queste strade della
\nconsolazione, della compassione e del discernimento.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Aula della Congregazione, 24 ottobre 2016 Cari fratelli e amici nel Signore, mentre pregavo pensando a che cosa vi avrei detto, mi sono ricordato con particolare emozione le parole finali che ci disse il Beato Paolo VI alla conclusione della nostra XXXII Congregazione Generale: \u00abCosi\u0300, cosi\u0300, fratelli e figli. Avanti, in Nomine Domini. 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