{"id":3637,"date":"2016-10-08T12:03:27","date_gmt":"2016-10-08T10:03:27","guid":{"rendered":"http:\/\/gc36.test\/it\/?p=3637"},"modified":"2016-10-08T14:57:52","modified_gmt":"2016-10-08T12:57:52","slug":"guardando-le-sfide-di-oggi-dal-punto-di-vista-della-trinita-p-john-dardis","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/gc36.test\/it\/guardando-le-sfide-di-oggi-dal-punto-di-vista-della-trinita-p-john-dardis\/","title":{"rendered":"Guardando le sfide di oggi dal punto di vista della Trinit\u00e0 \u2013 Intervista a p. John Dardis SJ"},"content":{"rendered":"

P.\u00a0John Dardis viene dall\u2019Irlanda ed \u00e8 il presidente della conferenza dei gesuiti europei. Gli abbiamo chiesto di condividere le sue riflessioni su come l’esperienza europea potrebbe contribuire alla #GC36, a partire da ci\u00f2 che \u00e8 stato fatto nella fase preparatoria. E quali sono le sue impressioni personali su questi giorni.<\/p>\n

Per la prima volta nella storia delle congregazioni generali, le conferenze sono state chiamate a svolgere un ruolo attivo prima della sessione plenaria. E’ un modo per riconoscere l’universalit\u00e0 della Compagnia di Ges\u00f9, che deve essere integrata nei suoi modi di procedere. Copriamo una grande territorio geografico dall’Irlanda alla Siria e Libano, dalla Svezia al Nord Africa, siamo pi\u00f9 di 50. Quando ci siamo riuniti, abbiamo fatto il lavoro che ci \u00e8 stato chiesto in preparazione alla GC36, ma soprattutto abbiamo iniziato a conoscerci l\u2019un l\u2019altro e a pensare al tipo di problemi che la Compagnia di Ges\u00f9 si trova ad affrontare oggi.<\/p>\n

Come possiamo trovare la nostra unit\u00e0, a partire dalle nostre differenze? Direi “parlando”. Sembra una cosa banale, ma quando noi gesuiti condividiamo problemi, preoccupazioni, quando mettimao in comune desideri, aspirazioni, superiamo le difficolt\u00e0 della lingua tramite il desiderio comune di servire Cristo. Qualche volta ci scontriamo per le diversit\u00e0 di opinione? Naturalmente, ma questo \u00e8 sano; sarebbe pericoloso se rimanessero sottoterranee.<\/p>\n

Quando mi domando che cosa gli europei potrebbero portare alla Congregazione, penso in primo luogo alle nostre sfide. Facciamo fatica con le vocazioni, ad esempio. Abbiamo commesso degli errori e questo possiamo condividerlo. Pi\u00f9 in generale, credo che, quando guardiamo al XX secolo in Europa, la nostra storia \u00e8 terribile: il fascismo, lo stalinismo, tutti quegli “ismi” con cui ci siamo scontrati, che ci siamo inflitti a vicenda e abbiamo impostao al mondo. Abbiamo imparato che le ideologie possono letteralmente uccidere milioni di persone. Cos\u00ec, di fronte alle ideologie di oggi, il secolarismo, il consumismo, l’individualismo che feriscono lo spirito umano, potremmo avere qualcosa da dire.<\/p>\n

Noi gesuiti abbiamo gli esercizi, che hanno lo scopo di liberare le persone, affinch\u00e9 possano aiutare la gente a trovare Dio e trovare la libert\u00e0 dagli “ismi” e dalle ideologie.<\/p>\n

Dal punto di vista personale, ripensando a quello che abbiamo vissuto da quando abbiamo iniziato, i momenti pi\u00f9 commoventi riguardano le dimissioni di Adolfo Nicol\u00e1s, avvenute in modo cos\u00ec semplice e umile e il discorso di padre Lombardi per ringraziare P. Nicol\u00e1s. Non erano solo pensieri, era qualcosa di affettivo, qualcosa che ha toccato il cuore di tutti. E la Congregazione stessa non \u00e8 solo una condivisione di idee; \u00e8 qualcosa che coinvolge le amicizie e i legami, qualcosa che fa parte della vita dei gesuiti fin dalle origini. Ignazio e i suoi primi compagni erano amici: probabilmente hanno anche litigato, ma hanno condiviso profondamente il loro affetto gli uni per gli altri.<\/p>\n

Non siamo un\u2019azienda transnazionale che fa analisi di bisogni, valuta le sfide e le strategie di progettazione. Guardiamo le esigenze del mondo, ma cerchiamo di guardarle con gli occhi della Trinit\u00e0, lo sguardo misericordioso di Dio. Abbaimo a che fare con la migrazione, la povert\u00e0, le situazioni delle persone indigene, la secolarizzazione, la perdita della fede. Se le guardiamo senza lo sguardo della Trinit\u00e0, ne usciremmo sfiduciati. Ma la Trinit\u00e0, con la sua compassione, ci sta guardando in modo compassionevole, con i nostri limiti e le nostre risorse. E’ essenziale per noi adottare questa stessa prospettiva. S\u00ec, stiamo cercando di stare con Ignazio, con Francesco Saverio, con Pietro Favre e con la Trinit\u00e0. Forse suona un po\u2019 pretenzioso, ma si tratta di un atteggiamento di preghiera verso il mondo e verso noi stessi: questo \u00e8 ci\u00f2 che mi si muove durante l’intera esperienza della Congregazione.<\/p>\n