Due giorni dopo l’elezione, abbiamo incontrato p. Arturo Sosa SJ per avere una conversazione sulla sua vita e sul suo pensiero. L’intervista vuole far conoscere il padre generale da un punto di vista personale ed è stata pensata per tutti i gesuiti, gli amici e le amiche della famiglia ignaziana distribuita in tutto il mondo.
Qui puoi scaricare il testo completo dell’intervista, in spagnolo, italiano, inglese, francese e tedesco– Portoghese– Lituano– Polacco.
Origini e formazione
Nato nel 1948, a Caracas in Venezuela da una famiglia cattolica e aperta al mondo, padre Arturo Sosa viene educato sin da piccolo a coltivare un atteggiamento di curiosità per andare sempre al di là di ciò che appare. Nel collegio Sant’Ignazio dove viene mandato a studiare, scopre la bellezza di dedicarsi agli altri entrando a far parte della Congregazione Mariana. E’ colpito dalla presenza dei fratelli gesuiti che incontra a scuola e comincia a pensare alla vocazione come gesuita. Entra in Compagnia il 14 settembre 1966 e durante il magistero viene inviato al Gumilla, uno dei primi centri di ricerca e azione sociale che si occupa di cooperative contadine. Studia poi teologia a Roma, sperimentando la dimensione internazionale della Compagnia. Intraprende poi gli studi di scienze politiche alla Universidad Central del Venezuela e diventa direttore della rivista “Sic” del centro Gumilla.
Abituato a collaborare
Nel frattempo, lavora a Táchira, al confine con la Colombia, per un progetto interprovinciale in collaborazione con Fe y Alegría. Nel 1996 è nominato provinciale e comincia a raccogliere in un progetto comune tutte le vocazioni, anche al di fuori della Compagnia. In quel contesto comincia a usare la categoria di “soggetto apostolico” per indicare come diverse vocazioni possono impegnarsi in una missione comune. Incoraggia a riflettere su possibili cammini di formazione anche per i laici. In quel periodo partecipa alla nascita della Conferenza dei Provinciali dell’America Latina (CPAL) con il fine di unificare il cammino di crescita delle Province del nord e del sud del continente Latino-Americano. Assiste anche allo sviluppo dell’Associazione delle Università (AUSJAL) che da club ristretto di rettori tra loro amici si struttura in un vero e proprio corpo interconnesso vivace e di grande respiro. Contemporaneamente, anche il movimento di Fe y Alegría evolve in una rete internazionale. P. Arturo Sosa sperimenta la bellezza del lavoro in rete che permette di allocare risorse dove sono scarse e sostenere le iniziative lì dove ci sono situazioni fragili.
La sua esperienza nella Compagnia universale
Nel 1975, quando è in formazione a Roma, p. Sosa incontra il neo eletto p. Arrupe (GC32) e ne rimane affascinato. Partecipa alla successiva congregazione generale, la 33ma: ha solo 34 anni ed è il più giovane congregato. E’ presente anche alla 34ma congregazione, dove conosce p. Nicolás. Con la congregazione 35ma viene coinvolto nel governo centrale come assistente non residente del generale. E’ un incarico faticoso, ma p. Sosa impara da questa esperienza l’importanza di tenere viva la connessione con la Compagnia universale anche nel governo ordinario e non solo nella fase deliberante della congregazione.
Nel 2014 p. Nicolás gli chiede di occuparsi, come suo delegato, delle case internazionali a Roma. Lascia così l’incarico di rettore dell’università cattolica di Táchira e si trasferisce nella città eterna. Si mette subito al lavoro per impostare le condizioni che porteranno – si augura – alla costituzione del consorzio universitario delle tre classiche istituzioni della Compagnia di Gesù: la Pontificia Università Gregoriana, il Pontificio Istituto Biblico e il Pontificio Istituto Orientale.
Cosa gli sta a cuore
Alla congregazione 36ma, nei giorni della murmuratio, p. Arturo intuisce che l’attenzione si sta concentrando su di lui. Ne ha la conferma venerdì 14 ottobre, il giorno dell’elezione. E’ tranquillo, accetta il dato di fatto con serenità. Si rende conto che i confratelli che l’hanno eletto probabilmente hanno riletto la sua storia come tentativo fedele e creativo di mettere in pratica quello che le congregazioni hanno detto negli ultimi 40 anni. Collaborazione, interculturalità e profondità culturale sono i temi che gli stanno a cuore. Collaborazione non tanto per poter garantire quello che si sempre fatto, ma perché saper collaborare con gli altri è il cuore della vita dei gesuiti. Interculturalità perché il nostro Dio non è un Dio omogeneo, anzi, tutt’altro. Profondità intellettuale, perché comprendere ciò che sta avvenendo nel mondo di oggi e nella Chiesa può aiutare a rendere la missione della Compagnia più mirata ed efficace.