Nelle Costituzioni, sant’Ignazio ha insistito con forza perché l’elezione del Generale venisse fatta in un clima di preghiera, di discernimento, un clima che lasci il primo posto allo Spirito Santo. In questo contesto, non vi è posto per dei “partiti”, delle “campagne”, e nemmeno per delle candidature. In realtà, tutti i gesuiti possono essere eletti Generale, anche se di solito colui che viene scelto è un uomo di grande esperienza che è già stato scelto dalla sua Provincia e che è perciò un membro della Congregazione.
Pur avendo privilegiato i mezzi spirituali per l’elezione, sant’Ignazio non ha dimenticato l’importanza dell’intelligenza umana. Gli elettori devono potersi informare sulle persone che giudicano adatte ad assumere il governo universale della Compagnia di Gesù. Ignazio ha perciò proposto un metodo unico, un periodo di qualche giorno durante il quale gli elettori possano scambiarsi informazioni sulle persone che pensano adatte a poter diventare superiore generale. I colloqui si possono fare con una persona alla volta; in questa fase, non si possono formare gruppi di discussione. Tra un momento e l’altro di scambio di informazioni, ognuno, secondo i suoi ritmi, può andare a pregare nella cappella su quanto ha appreso nei colloqui.
La fase delle “murmurationes” tradizionalmente dura quattro giorni. Si svolgerà quindi da lunedì 10 ottobre a giovedì 13 ottobre. L’elezione del nuovo padre Generale è prevista per venerdì 14 ottobre.
La murmuratio avviene a porte chiuse e, in questa fase, non si possono porre domande agli elettori sugli scambi che, sotto la guida dello Spirito Santo, li condurranno al voto per uno dei gesuiti. Nonostante ciò, abbiamo osato domandare al padre Charles Chilinda della Provincia dello Zambia-Malawi di raccontarci quello che ricorda delle murmurationes del 2008. Il p. Chilinda, che fa attualmente parte dell’équipe che si occupa dei video della 36ª congregazione generale, era delegato per la sua Provincia durante la precedente congregazione, in cui venne eletto il p. Adolfo Nicolás. Ecco cosa ci ha confidato:
“Tra i gesuiti presenti, conoscevo solo qualche membro originario dell’Africa e degli Stati Uniti. Ho cominciato a incontrare diversi delegati, l’uno dopo l’altro, e ho sentito una grande apertura e molta disponibilità. Ho sentito parlare gesuiti che non avevo mai conosciuto ma, in poco tempo, mi sono potuto fare un’immagine abbastanza chiara di questi uomini. Essendo un professionista di strumenti audiovisivi, direi che sono partito da un’immagine sfuocata che, piano piano, si è messa a fuoco. Ho scambiato pareri con un po’ più di una ventina di “compagni” e ho trascorso lunghi momenti nel silenzio della preghiera. Non ho mai sentito che mi si spingeva verso un certo “candidato” nello specifico; regnava un clima di grande libertà.”